Candidosi sistemica: pandemia del 21° secolo

Candidosi sistemica: pandemia del 21° secolo

10 Dicembre | Patologie acido-correlate | Redazione

Di seguito riportiamo l’articolo di approfondimento redatto dal Dott. George John Georgiou Direttore e Fondatore del Centro di Medicina Olistica Da Vinci Cipro e del College Da Vinci di Medicina Olistica (www.collegenaturalmedicine.com) a Larnaca, Cypro e pubblicato sulla rivista Omeopatia Oggi per la rubrica Prospettive di terapia.

 

Breve storia della candida

Ippocrate descrive la Candidosi orale (circa 400 a.C.) come “bocche affette da afte ulcerose”. Nel 1665, Pepys Diary riporta il caso di un paziente con una febbre, un’afta e una forma di singhiozzo, così immortalando l’idea che l’afta si installi nell’organismo ospite. Nel 1779, Rosen von Rosenstein la definisce una forma invasiva di afta. Nel 1839, Langenbeck è accreditato come il primo ad aver riconosciuto un fungo in un paziente affetto da febbre tifoide. Egli descrive nel dettaglio ciò che al giorno d’oggi è conosciuto come ife settate, pseudoife ramificate e blastospore, ma attribuisce la causa al batterio tifoide e non al fungo. Nel 1847, il micologo francese Charles Philippe Robin classifica il fungo come Oidium albicans usando il termine Albicans per riferirsi al fungo che causava l’afta. Christine Berckhout e altri fanno alcune osservazioni a proposito dell’abilità del fungo nell’infettare la specie umana. Berckhout lo riclassifica sotto l’attuale genere di Candida nel 1923 e la sua tassonomia viene successivamente diffusa dai micologi francesi Maurice Langeron e Paul Guerra come l’inizio di una sistematizzazione razionale dei lieviti non ascosporigeni.

 

Una panoramica sulla candidosi cronica

Una delle sfide che la specie umana deve affrontare ai nostri giorni è l’infezione pandemica micotica conosciuta come Candida o Candidosi sistemica, là dove per “sistemica” si intende: “diffusa in tutto il corpo”. Molti tra coloro che si occupano di medicina integrata hanno provato a trattare la Candida con successi altalenanti. Per individuare la terapia più indicata, è necessario capire il comportamento della Candida nel suo ciclo vitale. Una serie di studi ha mostrato che il 90% dei bambini appena nati presenta un inizio di Candida nell’intestino. Si tratta di un organismo unicellulare che si riproduce in maniera asessuata producendo una cellula-figlia; non è patogena, risiede negli intestini senza produrre sintomi; appartiene alla famiglia dei Saccaromiceti. Le forme di Candida, come le loro “cugine”, le muffe, vivono tutte intorno all’uomo. Una ampia famiglia di lieviti è composta dalla Candida albicans, con oltre 81 specie diverse, che vivono armonicamente nella bocca, nella gola, negli intestini, nell’apparato genitale, nelle vie urinarie della maggior parte degli esseri umani e sono di solito considerate come una parte normale della flora batterica interna. La C. albicans è un organismo diploide con 8 coppie di cromosomi; è uno dei pochi microorganismi a possedere un gene diploide: questo lo indica come un organismo capace di una attività pleomorfica, in grado di mutare da una forma di blastospora in gemmazione alla forma micotica e patogena. Il problema inizia a porsi quando “normali” blastospore di Candida, cellule che tutti noi abbiamo nei nostri apparati intestinali, subiscono una mutazione pleomorfica e comincia a mutare in forme miceliali o di ife - questo tipo di Candida è patogeno e può causare moltissimi sintomi. Questo avviene quando l’ambiente intestinale e di altri tessuti diventa più acido, causando così la morte di specie batteriche “amiche” (Lattobacilli e Bifidobatteri). Questo può accadere se ci si sottopone a terapia antibiotica, cortisonica, con anti-infiammatori o chemioterapia. L’alterazione del microbiota intestinale può anche essere conseguente a un eccesso di acidi nell’organismo a causa del consumo in grandi quantità di zuccheri semplici e altri prodotti raffinati. Questa modificazione del pH può indurre una mutazione pleomorfica della Candida in un organismo invisibile ma molto attivo. Se alimentata con zucchero, può aumentare da 1 a 100 cellule nell’arco di 24 ore; ciascuna di queste 100 cellule ne produrrà a sua volta altre 100 e così via. Dopo quattro giorni nell’organismo ci sarà un milione di cellule di Candida. La maggior parte delle terapie intraprese per la Candidosi si concentra sul tentativo di eliminare la forma miceliale, patogena, tralasciando però di considerare come riportare la forma pleomorfica nella sua condizione originale apatogena. Un’altra ragione dell’elevato numero di fallimenti terapeutici in questo ambito è che non viene trattato il “terreno” così come la dieta dei pazienti, fattore a sua volta di fondamentale importanza. Ritorneremo su questi aspetti basilari quando parleremo dei protocolli di trattamento.

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